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"L'Austerità" è Responsabile per la Crisi in Europa? | Print Version |
by Martin Masse* |
Le Québécois Libre, August
15, 2013, No 313
Link:
http://www.quebecoislibre.org/13/130815-5.html
La maggior parte delle economie europee
si trova in recessione, o quasi, sin dall’inizio del 2012 ed i
tassi di disoccupazione stanno raggiungendo livelli record. Nel
frattempo, il dibattito ha posto sotto i riflettori gli effetti
deleteri delle misure di "austerità." Diversi capi di governo,
ministri delle finanze e funzionari dell’Unione Europea hanno
dichiarato che l’austerità è andata troppo oltre e sta mettendo
i bastoni tra le ruote alla ripresa.
Gli economisti Keynesiani
come Paul Krugman la considerano una prova inoppugnabile a
difesa delle politiche di stimolo adottate quando iniziò la
crisi finanziaria nel 2008-09, le quali non dovevano essere
abbandonate e sostituite da misure di austerità (nonostante l’esplosione
di debito pubblico che comportavano).
Secondo l’ottica Keynesiana quando le risorse inattive sono
lasciate inutilizzate dal settore privato, gli stati dovrebbero
metterle in uso. Dovrebbero smettere di preoccuparsi dei deficit
di bilancio ed iniziare a spendere di nuovo.
Mentre i Keynesiani e il resto della professione economica
considera le flessioni come degli eventi imprevisti e disastrosi
da prevenire, gli economisti della Scuola Austriaca le
considerano come un risultato inevitabile di un precedente boom
insostenibile provocato dall’eccessiva espansione del credito e
dall’interventismo dello stato.
Per gli Austriaci la recessione è in realtà una cura per
eliminare le distorsioni che si sono accumulate durante il boom.
Le risorse sprecate in usi improduttivi devono essere liberate e
trasferite in settori in cui esiste una domanda reale e
sostenibile. Purtroppo questo richiede tempo, e alcune risorse
dovranno rimanere inattive fino a quando gli imprenditori
troveranno il modo migliore per utilizzarle di nuovo. Questo
significa una disoccupazione temporanea più elevata, impianti
utilizzati a metà delle loro capacità o chiusi fino a quando non
verranno riorganizzati e risorse finanziarie parcheggiate in
asset di breve termine anziché investiti in progetti a lungo
termine.
Gli stati non dovrebbero cercare di evitare questo processo
di riallocazione. I programmi di stimolo Keynesiano ed i
salvataggi prolungano solamente i processi economici
insostenibili del boom e ritardano la ripresa. Inoltre creano un
clima di incertezza per quanto riguarda gli oneri del debito e
delle tasse, scoraggiando gli investimenti privati. In breve, a
differenza dei Keynesiani che credono che lo stato dovrebbe
intervenire e spendere di più in tempi di crisi, gli Austriaci
sono a favore di un ritiro dello stato e di una riduzione della
spesa e della tassazione.
Dato questo sfondo teorico, come dovremmo considerare la
situazione in Europa ? È l’austerità la responsabile della crisi,
come credono i Keynesiani ? O è parte di una cura necessaria,
come pensano gli Austriaci ? Come vedremo, queste alternative
non riflettano con precisione ciò che sta accadendo in Europa a
causa del significato ambiguo della parola "austerità."
Il Significato di Austerità
Il dibattito sull’austerità in Europa si è concentrato
esclusivamente sui deficit di bilancio e sul debito pubblico in
percentuale del PIL. Il Trattato di Maastricht prevede che i
paesi che aderiscono all’Unione Europea dovrebbero avere deficit
di bilancio non superiori al 3% del PIL ed i livelli di debito
non dovrebbero superare il 60%. Questi paletti valgono anche per
i paesi membri. La maggior parte di loro (con l’eccezione della
Germania, tra i paesi più grandi) non riesce a soddisfare questi
criteri. Un aspetto dell’attuale dibattito è se alcuni paesi
dovrebbero avere più tempo per raggiungere questi obiettivi,
come la Francia è appena riuscita a fare.
In tutte queste discussioni, i soli numeri presentati come
prova che sono state attuate misure di austerità consistono in
statistiche che indicano che i deficit sono scesi. In effetti è
vero, come mostrano i numeri più recenti dell’Eurostat (Figura
1).[1] Nel 2012 il livello medio dei deficit in percentuale del
PIL nei paesi dell’UE è molto più basso (4%) di quanto non lo
fosse nel 2009 (6.9%).
Figura 1 - Disavanzo delle amministrazioni pubbliche
in percentuale del PIL
-
Fonte : Eurostat, deficit/surplus, indebitamento e dati
associati.
Dovrebbe essere ovvio che non esiste una relazione diretta
tra la riduzione delle dimensioni del deficit e la riduzione
delle dimensioni dello stato, quest’ultimo infatti è un fattore
chiave da considerare se vogliamo confrontare le soluzioni
Keynesiane ed Austriache alla crisi. Un deficit di bilancio può
essere ridotto mediante tagli alla spesa o aumento delle
entrate ; può essere ridotto se la spesa è tagliata di molto ma
le tasse sono tagliate solo di poco ; può essere ridotto anche
se la spesa aumenta ma le entrate aumentano ancora più
velocemente.
In pratica, "l’austerità" è in grado di coprire diversi tipi
di situazioni con impatti economici differenti. Il termine può
applicarsi altrettanto bene ad una crescita attraverso la
riduzione delle dimensioni dello stato. In questo dibattito
sembra essere dato per scontato che le misure di austerità
adottate in Europa hanno comportato drastici tagli alla spesa,
ed insieme ad alcuni aumenti delle tasse l’effetto netto è stata
una riduzione dello stato. Ma è davvero così ?
Gli Stati Continuano a Crescere
Come mostra la Figura 2, nel corso degli ultimi tre anni c’è
stato solo un leggero calo di 1.7 punti percentuali nella spesa
pubblica dell’UE in percentuale del PIL. Inoltre, la proporzione
è ancora 4 punti percentuali più alta nel 2012 rispetto a prima
che iniziasse la crisi, 49.4% rispetto al 45.6% nel 2007. Tra i
principali paesi inclusi in questa cifra, solo in Polonia le
spese sono tornate a dove erano nel 2007.
Figura 2 - Spesa totale delle amministrazioni
pubbliche in percentuale del PIL
-
Fonte : Eurostat, entrate, spese ed aggregati principali.
Tuttavia, c’è ragione di chiedersi se questi numeri siano
stati distorti dai periodi di crescita economica negativa che
hanno colpito il continente. Le spese possono essere scese in
termini assoluti, ma sarebbero ancora più elevate in percentuale
del PIL se l’economia si fosse contratta ancora di più. Quindi,
diamo un’occhiata alle spese in termini nominali.
Figura 3 - Totale delle entrate e delle spese
pubbliche in miliardi di euro — Unione Europea (27 paesi)
-
Fonte : Eurostat, entrate, spese ed aggregati principali.
Figura 4 - Totale della spesa delle amministrazioni
pubbliche in miliardi di euro
-
Fonte : Eurostat, entrate, spese ed aggregati principali.
Come possiamo vedere, nell’UE la spesa pubblica non ha mai
smesso di aumentare fin dall’inizio della crisi finanziaria,
tranne nel 2011, quando è rimasta costante (Figura 3). La spesa
è cresciuta del 6.3% negli ultimi tre anni, durante il periodo
in cui si supponeva dovessero essere applicate le politiche di "austerità."
Così ogni volta che i ministri delle finanze hanno annunciato
tagli di bilancio, in realtà non si stavano riferendo alle
riduzioni assolute della spesa totale, ma semplicemente ad
aumenti di spesa che erano inferiori a quanto precedentemente
previsto o a tagli che venivano compensati da una maggiore spesa
altrove.
Ci sono solo una manciata di paesi in cui la spesa nominale è
veramente scesa tra il 2009 e il 2012, tra cui Grecia e
Portogallo (Figura 4).[2] Va notato, tuttavia, che sia in valore
assoluto che in proporzione al PIL, i governi di questi due
paesi hanno speso di più nel 2012 rispetto al 2007.
Senza alcuna diminuzione netta della spesa, la riduzione del
deficit osservata nella maggior parte dei paesi deve verificarsi
in seguito ad entrate fiscali in aumento più velocemente delle
spese. E questo è precisamente ciò che mostrano i dati
dell’Eurostat, con le entrate in crescita del 12.9% dal 2009
al 2012, il doppio del ritmo di aumento della spesa pubblica
(Figura 3).
Gli stati non hanno preso in prestito più di tanto — anche se
ancora lo fanno in maniera pesante, e il debito pubblico
continua ad aumentare. Invece, tassano i propri cittadini per
finanziare le loro spese crescenti (Figure 5). E questo è il
caso anche di paesi come la Francia, dove "l’austerità" è stata
criticata più fortemente. La Francia è in testa al drappello dei
paesi in cui la spesa è aumentata di più e dei paesi in cui le
tasse sono salite più drasticamente.
Figura 5 - Totale entrate delle amministrazioni
pubbliche in miliardi di euro
-
Fonte : Eurostat, entrate, spese ed aggregati principali.
Conclusione
Gli stati di quasi tutta l’Unione Europea sono tanto grandi
quanto lo erano quando è iniziata la crisi nel 2007 (se non più
grandi).
Se definiamo l’austerità come quelle misure adottate per
ridurre i deficit di bilancio, allora in questo senso l’austerità
è responsabile della crisi. Se, tuttavia, la definiamo più
propriamente come quelle politiche che producono una riduzione
delle dimensioni dello stato, allora queste politiche non
possono essere ritenute responsabili per la crisi in Europa,
perché non sono mai state applicate.
Purtroppo la confusione sul significato di austerità
impedisce una migliore comprensione della situazione e impedisce
un dibattito più rilevante sulle cause della crisi.
Ai Keynesiani, naturalmente, dispiace che negli ultimi anni
non ci siano stati aumenti di spesa più consistenti, un maggiore
indebitamento e deficit più ampi per stimolare l’economia. Ma,
dal punto di vista Austriaco, stati enormi e tasse più alte
contribuiscono di certo a spiegare perché le economie europee
sono ancora in stasi, diversi anni dopo la crisi finanziaria.
Quello di cui ha bisogno l’Europa è stati più piccoli, non
solo in termini di spesa pubblica ma anche per quanto riguarda
la deregolamentazione del mercato del lavoro ed altre riforme
strutturali per incoraggiare l’imprenditorialità, gli
investimenti privati e la creazione di posti di lavoro. In
Europa ci sarà crescita sostenuta solo quando gli stati, e non i
cittadini o le imprese, sosterranno il peso dell’austerità.
Traduzione di Francesco Simoncelli
Notes
[1] Tutti i numeri usati in questo articolo provengono
dall’Eurostat Government Finance Statistics Database,
disponibili qui. I dati più recenti riguardo al 2012 sono stati
resi pubblici il 22 Aprile 2013.
[2] Questo vale anche per alcuni altri paesi non inclusi in
questo grafico : Irlanda, Bulgaria, Romania, Lituania e Slovenia.
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Martin Masse is publisher of Le Québécois Libre. ** Translation of
Is "austerity" responsible for the crisis in Europe? |